Le bugie della Provincia sulle diossine a Scarlino

Standard

L’Arpat aveva prelevato campioni a Scarlino il 15 maggio scorso e già segnalato un superamento di 5 volte i limiti di legge sulle diossine.

Le bugie della Provincia, comunicate alla pubblica opinione dalla Stampa locale, come sempre senza alcuna verifica (la società privata avrebbe segnalato di sua iniziativa -!!!- con un suo accertamento il superamento dei limiti di legge delle diossine) sono smentite dalla ricostruzione dei fatti pubblicati da Arpat.

Verificate (!!!) sul sito dell’Arpat:
Inceneritore di Scarlino (GR): superamento limiti per diossine.

Pertanto, visti i precedenti documentati, poichè l’Arpat compie questo accertamento due volte all’anno, i Sindaci di Scarlino e Follonica dovrebbero ottenere dalla Provincia una prescrizione che consenta il monitoraggio settimanale o giornaliero delle diossine compiuto da soggetto esterno.

Per chi non lo avesse letto/pubblicato, ecco il comunicato stampa inoltrato ieri, dove sono documentati i precedenti valori fuori norma.

Comunicato stampa in risposta alla CNA di Grosseto.

Standard

Quanto scrive la CNA di Grosseto sulle sentenze del TAR e del Consiglio di Stato non può passare inosservato. Si sostiene che l’inceneritore di Scarlino non avrebbe mai superato le emissioni consentite e che pertanto tutto il resto, leggi e sentenze comprese non contano. La CNA chiede, imitando l’ex Presidente del Consiglio, che la Politica ribalti le sentenze e che le leggi, a tutela della salute pubblica, non siano rispettate perché metterebbero in pericolo posti di lavoro. Con questo metro, nel Sud Italia, si giustificano le azioni illegali di mafia e camorra pur di garantire l’occupazione generata nella gestione dei rifiuti tossici interrati nel casertano o nel siracusano.
Ciò che sostiene CNA, oltre a non corrispondere ai dati ufficiali (e lo vedremo), è simile all’arrogante pretesa di alcuni automobilisti che, alla guida di auto in regola con i propri gas di scarico, pretendono di circolare nelle città, anche quando ci siano ordinanze di divieto di circolazione, a causa del superamento dei limiti di legge per inquinanti mortali alla vita dei cittadini. E’ vero che le cause di quell’inquinamento nelle città sono molte e diverse, e che quel singolo arrogante automobilista ha solo una piccola parte di responsabilità, ma quando l’ambiente non è in grado di smaltire le quantità assolute di veleni versati, nessuno ha il diritto di aggiungerne altri.
Questa è la situazione oggi presente nella piana di Scarlino e Follonica, dove le concentrazioni di molte sostanze cancerogene sono su terreni, sedimenti ed acque molte volte superiori ai limiti di legge.
Questo dicono i dati ufficiali, che CNA omette di citare.
Questo è il motivo per cui la Legge ha imposto di avviare le Bonifiche e vietato di poter aggiungere altre dosi di veleno, anche se singolarmente a norma.
Questo è ciò che inchioda alle loro responsabilità il Sindaco di Scarlino, il Presidente della Provincia e della Regione Toscana, che prima hanno consentito l’inquinamento e omesso di realizzare efficaci bonifiche (vedi l’adesione alla teoria dimostratasi falsa della naturalità dell’Arsenico), e poi vorrebbero autorizzare l’emissione di altri inquinanti tossici.
Altro che semplici vizi di forma indicati dalle sentenze! Sentenze di cui il CNA ignora, o finge di ignorare, i motivi ben evidenziati e circostanziati.
Ignoranza manifesta anche sull’altro aspetto, quello del superamento dei limiti nelle emissioni. Vorremmo ricordare a CNA, e ai cittadini, che i controlli sono eseguiti dalla stessa Scarlino Energia, oppure su preavviso da parte dell’Arpat, che né diossine, né furani, né nano-particelle sono monitorate in continuo. Già nel 2006, in fase d’incenerimento di biomasse, la Scarlino Energia aveva documentato di scaricare in mare attraverso il Canale Solmine, nel rispetto delle singole concentrazioni limite, 29.6 Kg/anno di Arsenico. Ben oltre i valori soglia, fissati nello stesso documento, a 5 kg/anno. Quindi, accanto alla concentrazione singola, come per la singola automobile, si deve verificare se l’ambiente è capace di smaltire le quantità assolute e, poiché nel canale Solmine viene versata una quantità enorme di acqua usata per l’abbattimento polveri e varie depurazioni, pari a 19 miliardi di litri/anno, le concentrazioni singole possono essere anche a norma, ma la legge pretende di verificare se le quantità assolute sono sostenibili e smaltibili! Ed è per questo che l’Arpat registra l’accumulo fuori norma di molti cancerogeni nei sedimenti.
Stanno avvelenando l’ambiente, la nostra salute e la nostra economia ed anche noi vorremmo perciò “ringraziare” il CNA per la (in)sensibilità dimostrata verso tutti noi.

Emblema di senso civico e di servizio pubblico

Standard

Il quotidiano on line 0564news del 20-01-2012 ha realizzato un articolo sulla conferenza stampa di giovedì 19 gennaio al Casello Idraulico di Follonica dedicata al caso dell’inceneritore di Scarlino.

“Roberto Barocci emblema di senso civico e di servizio pubblico che ispira anche il Comitato per il No all’inceneritore di Scarlino e che sentiamo di ringraziare”. Queste le parole dette dal presidente Mario Monciatti, approvate a vista dall’avvocato Franco Zuccaro, al termine dell’intervento del professore grossetano durante la conferenza di giovedì 19 gennaio al Casello Idraulico di Follonica.

Una conferenza congiunta Comitato del No, Forum Ambientalista Grosseto e ReteambienteGr durante la quale sono state discusse le sentenze del Tar Toscano e del Consiglio di Stato e presentati i documenti relativi alla disastrosa, pericolosissima e intollerabile situazione intorno all’inceneritore scarlinese.

In questo primo servizio 0566news e 0564 news danno conto dell’intervento di Barocci (che ci è stato fornito per scritto) durante la riunione di Follonica alla quale erano presenti, tra gli altri, anche De Luca del PD, Luigi Costagli del PDL, Alberto Aloisi del PSI,  Paolo Buti dell’Arci, Renzo Fedi della Col diretti.

L’articolo prosegue con il testo già reso pubblico qui.

Ladri di salute e di lavoro

Standard

Sia in occasione della prima autorizzazione in sede di VIA, rilasciata dalla Giunta Scheggi nel 2008 a Scarlino Energia Srl, sia poi in occasione del riesame farsa e delle autorizzazioni rilasciate dalla Giunta Marras nel 2010, presentammo alcune Osservazioni (diap.2-3-4-5-6) per conto del Comitato per il No e del Forum Ambientalista in merito alla violazione di legge per gli scarichi di metalli tossici nel Canale Solmine, già inquinato e inserito nei Piani regionali e provinciali di bonifica. La legge vieta che si possa scaricare ulteriori sostanze pericolose, anche se da impianti a norma, in un sito oggetto di bonifica (diap.9).

La risposta di Scarlino Energia srl, che per legge avrebbe dovuto rispondere in modo adeguato alle Osservazioni presentate, è stata di una arroganza sconcertante. Infatti scrisse che gli scarichi dell’impianto “non sarebbero attinenti al progetto in esame”(diap,7).

La Provincia di Grosseto, violando la legge (!), non chiese spiegazioni, finse di non sapere (dirigenti al tempo erano l’arch. Gracili e poi il dott. Sammurri) e prescrisse il monitoraggio a posteriori, anziché preventivo alle autorizzazioni per verificare la sostenibilità del nuovo impatto. Il TAR toscano ci ha dato ragione e ha censurato l’operato illegittimo della Provincia di Grosseto.

Il risultato del monitoraggio a posteriori, realizzato nell’ottobre 2010 da Arpat sui sedimenti del Canale Solmine, fa registrare molti superamenti dei limiti di legge (diap.8). Per i metalli tossici e cancerogeni il numero di volte superiore alla legge è rispettivamente: 25 per Arsenico; 10 per Piombo; 7,3 per Zinco; 2 per Cadmio; 1,9 per Mercurio; 1,35 per Rame 1,3 per Cromo.

Nonostante che Comuni, Provincia e Regione Toscana abbiano ricevuto questi dati, la legalità sembra non essere più un valore perseguito, neppure quando si tratta di intervenire per eliminare dall’ambiente potenti cancerogeni. Infatti le Conclusioni scritte e inoltrate dall’Arpat di Grosseto non lasciano dubbi, parlando di seria contaminazione (diap.10).

Il monitoraggio viene ripetuto nel 2011 e la novità, che viene riconfermata, è la presenza significativa anche di cancerogeni organici, quali DIOSSINE, PCB ed IPA, oltre la presenza fuori norma dei metalli tossici visti sopra (diap.11).

Oltre alla bonifica, finora omessa, s’impone anche l’eliminazione degli ulteriori scarichi inquinanti, ma qui le opinioni sono nettamente divergenti.

Mentre il prof. Paolo Rabitti spiega nelle 23 pagine della sua Relazione al Consiglio di Stato che le Diossine possono essere di diversa origine, ma che la prevalenza di una particolare specie di Diossina, misurata e trovata a valle dell’inceneritore, può essere stata prodotta solo bruciando rifiuti solidi urbani (diap.12), l’Arpat non compie questa stessa valutazione, rimandando a indefinite emissioni storiche (questa volta non c’entrano gli etruschi…) indicando però la provenienza dall’impianto di combustione delle piriti (diap.13).

Questa volta l’Arpat, come fece negli anni ’90 per l’eccesso di Arsenico trovato nella piana di Scarlino, non può invocare la naturalità, poi smentita da tutti. Ma le fonti bibliografiche citate dal prof. Rabitti a conferma dell’origine da rifiuti urbani e la vaghezza delle spiegazioni dell’Arpat hanno convinto il Consiglio di Stato, che di fatto ha definito “ non inequivoche” le tesi Arpat e “plausibili” quelle sostenute da Rabitti.

Ma un’altra pagina sconcertante, da chiarire in un secondo tempo, è data dalle numerose e clamorose contraddizioni di ARPAT. Ne vogliamo solo anticipare alcune: il rilievo che il prof. Rabitti muove all’operato dell’Arpat in merito ai prelievi e misurazioni degli idrocarburi (IPA), che misurati in uscita dall’impianto di incenerimento, prima che subiscano la diluizione provenienti dalle vasche di raccolta delle acque piovane (diap.14), fanno registrare gli stessi valori, al limite di legge, di quelli registrati dopo la sicura diluizione subita. Poi il fatto che l’ARPAT di Grosseto , contraddicendo le stesse direttive nazionali di APAT, sostenga che i valori limiti di legge per la bonifica dei terreni non costituiscono obbligo di legge per i sedimenti del Canale Solmine.

Alla prossima puntata…

Roberto Barocci,
Forum Ambientalista GR, ReteambienteGr

Perché la classe dirigente politica difende Scarlino Energia?

Standard

Il quotidiano Corriere di Maremme del 07-12-2011 riporta per esteso il contenuto della conferenza stampa, tenuta assieme a Renzo Fedi della Coldiretti-sez Follonica, di martedì 6 dicembre 2011 sui conflitti di interesse nella vicenda dell’inceneritore di Scarilino.

Inceneritore, spuntano i conflitti di interesse “Perché la classe dirigente politica difende Scarlino Energia?”

Barocci e Fedi si interrogano sulle scelte fatte dal presidente dell’Ato Ombrone Periccioli

GROSSETO – “Perché i politici lanciano accuse pesanti sulla magistratura? A difesa di un inceneritore di rifiuti privato, autorizzato illegittimamente secondo i giudici del Tar, presumibilmente dannoso alla salute, incapace di chiudere il ciclo dei rifiuti, non previsto nella pianificazione pubblica, che produce molto meno occupazione stabile delle alternative possibili e che per la collettività produce solo tasse elevate. Ci sono in corso conflitti di interesse clamorosi?”. Questi sono i quesiti posti alla stampa ieri mattina da Roberto Barocci del Forum ambientalista e ReteAmbiente di Grosseto e da Renzo Fedi, presidente di Coldiretti della sezione Follonica. “Il presidente dell’Ato Ombrone Moreno Periccioli – spiegano – è il rappresentante di 56 sindaci e dovrebbe difendere gli interessi di centinaia di migliaia di cittadini. Oggi è anche presidente della società privata Scarlino Energia srl. Ma Periccioli, al tempo assessore in Regione Toscana, completò nel 1993-’94 lo ’scellerato’ progetto avviato dal suo predecessore Marcucci, consentendo all’Eni di continuare a scaricare all’interno della miniera di Campiano sia i fanghi provenienti dagli impianti di depurazione della miniera stessa, sia le famose ceneri, provenienti dall’impianto acquisito poi da Scarlino Energia srl. Tali rifiuti erano entrambi tossici e nocivi, come documentato e trasmesso il 27.12.93 al Periccioli dal responsabile della Usl 27, che, in risposta alle richieste dell’assessore regionale, allegava una relazione dettagliata sulla pericolosità di tali rifiuti. Relazione che comprendeva inoltre la corretta previsione del possibile inquinamento del fiume Merse, in caso di interruzione del sistema di eduzione e trattamento delle acque interne, come di fatto avvenne. Periccioli, informato, avrebbe dovuto annullare tutte le autorizzazioni rilasciate e fermare l’inquinamento da Arsenico. Non lo fece. Che le ceneri di piriti fossero tossiche e nocive, perché capaci di cedere metalli cancerogeni fuori norma, era già stabilito dal ministero dell’Ambiente con Decreto n. 1170/92, trasmesso anche alla Regione Toscana. La consapevolezza della tossicità di tali rifiuti è confermata dagli appunti raccolti dalla verbalizzante, dottoressa Pittaluga, nel corso delle sedute del comitato tecnico, in cui era presente Moreno Periccioli in qualità di presidente di detta commissione, appunti sequestrati dalla magistratura di Grosseto nell’ambito di indagini. Il tutto è oggi conservato presso la Procura della Repubblica di Grosseto. Le autorizzazioni rilasciate in quegli anni da diversi assessori regionali all’uso illecito delle ceneri di pirite dell’Eni, sono alla base anche dell’inquinamento accertato della piana di Scarlino. La stessa Scarlino Energia, avendo acquisito successivamente la proprietà degli impianti da Eni, in cambio delle bonifiche, ha ottenuto dalla Provincia di Grosseto, presidente Lio Scheggi, la incredibile autorizzazione a concludere le opere di bonifica in superficie a data indefinita e a rimandare, di anno in anno, la data di inizio dei lavori di bonifica della falda inquinata. Dopo oltre dieci anni dall’avvio delle procedure di bonifica. Scarlino Energia è uno dei soggetti privati beneficiati dagli enti pubblici locali con i ritardi sui tempi di bonifica previsti dalla legge dello Stato. Ricordiamo, per inciso, che Lio Scheggi, finito il suo mandato di presidente della Provincia, dopo aver rilasciato la Via positiva a Scarlino Energia e rinviato i costi della bonifica, è stato nominato nel cda della fondazione del Mps. Un approfondimento delle modalità di azione di questi amministratori è documentato nei verbali delle loro riunioni ed è raccontato in: https://roberto.barocci.info/ 2010/11/una-valutazione-di-impatto- ambientale/, http://roberto. barocci.info/2007/06/arpat-maremma- rettifiche-report-troppi-d ocumenti-testimoniano-gli-errori/. Che ci sia un conflitto d’interessi in tutto ciò? Ci chiediamo dunque quale credibilità pubblica possano avere tali personaggi politici, che da una parte hanno il dovere di difendere la qualità delle acque pubbliche e dall’altra difendono contrastanti interessi privati. Molte altre vicende – continuano – che coinvolgono altri amministratori pubblici sono collegate a questi fatti. Una su tutte è emblematica: la denuncia fatta da Scarlino Energia nei confronti dei commissari del comitato di inchiesta pubblica e la posizione della Provincia nella vicenda. E’ evidente che, alla luce della sentenza del Tar, questi commissari dicevano la verità quando proponevano il ritiro in autotutela di una autorizzazione totalmente illegittima, che Marras invece non ha voluto ascoltare, affidandosi ad un biologo dell’Università di Siena. Proprio per questa vicenda il professor Paolo Rabitti, ha comunicato che si riserva di esperire le opportune azioni giudiziarie attendendo l’eventuale arrivo della archiviazione della denuncia. Infatti, per fare un esempio di più facile comprensione della gravità delle scelte compiute dalla Provincia, ipotizziamo il caso di un cittadino qualsiasi, che presenta in Comune un progetto di costruzione di una casa e che la commissione edilizia comunale incaricata dal Sindaco, esaminato il progetto, lo bocci per molti vizi di legittimità. A questo punto, il privato cittadino querela la commissione edilizia e il Sindaco, anzichè difendere il proprio organismo tecnico, incarica un biologo esterno che esprimere un parere favorevole sul progetto edilizio! Quindi l’operato di Scarlino Energia può apparire quale uno strumento di forzatura per ottenere che la Provincia non tenesse conto delle conclusioni della sua Commissione. Per questo chiediamo che la Magistratura faccia luce su questi fatti”.