Il quotidiano on line Maremma News del 17 Settembre 2014 ha pubblicato un articolo legato sulla conferenza tenuta nei locali della Libreria delle Ragazze di Via Pergolesi a Grosseto il 27 agosto 2014.
Lo riporto per intero:
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Il quotidiano on line Maremma News del 17 Settembre 2014 ha pubblicato un articolo legato sulla conferenza tenuta nei locali della Libreria delle Ragazze di Via Pergolesi a Grosseto il 27 agosto 2014.
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Dopo dieci anni di segnalazioni, petizioni e diffide, l’Amministrazione comunale ha avviato le opere per eliminare i rischi sanitari dovuti alla trasformazione subita dal vecchio fosso Beveraggio, divenuto una fogna a cielo aperto che versa liquami fognari senza depurazione sul canale S.Rocco, che sfocia nel porto canale di Marina di Grosseto.
Una volta il fosso Beveraggio portava acqua ai capi di bestiame che sostavano nei pressi della stazione di Grosseto, ma da qualche anno è stato documentato da Arpat che oltre ai valori fuori norma per inquiamento biologico erano presenti diversi metalli tossici e pericolosi fuori norma.
Il quotidiano on line Maremma News del 05-12-2011 riporta un mio intervento in merito alla vicenda della geotermia e delle sue conseguenze sulla salute.
Aumento del 13% della mortalità in Amiata: Barocci spiega perché
Roberto Barocci, del Forum Ambientalista di Grosseto, rende nota una comunicazione, uno studio epidemiologico, riportata dalla stampa nazionale. “E’ successo esattamente lo stesso in Toscana, quando la Giunta Regionale ha commentato lo Studio Epidemiologico commissionato da ARS sulla Geotermia in Amiata: l’eccesso statisticamente significativo di mortalità (+13%), collegato a diversi inquinanti emessi anche dalle centrali montane, sono diventati per la Giunta Toscana risultati tranquillizzanti” sostiene Barocci.
Ecco il comunicato riportato dalle testate nazionali: “Sono stati presentati ieri a Bologna i risultati definitivi dello studio Moniter, studio avviato nel 2007 dalla Regione Emilia Romagna per indagare gli effetti sull’ambiente e sulla salute nelle popolazioni residenti in prossimità degli 8 inceneritori presenti sul territorio regionale.
Tali risultati , in particolare l’incremento dei linfomi non Hodgkin nella coorte di Modena, appaiono come segnali di allarme circa l’esistenza di ricadute negative per la salute nelle popolazioni esposte alle emissioni di questi impianti ed appaiono coerenti con altre segnalazioni emerse dalla letteratura. Abbiamo infatti appreso che ai rischi già segnalati di “piccoli per età gestazionale ” ( ovvero di neonati di peso inferiore alla nascita di quanto ci si sarebbe aspettato) e di “nascite pretermine”, si aggiunge anche un “andamento crescente della prevalenza di aborti spontanei in relazione ai livelli di esposizioneâ€, un “andamento crescente con l’esposizione a carico della totalità delle malformazioniâ€.
Inoltre la “mortalità per tumore a fegato e pancreas nei maschi è significativamente associata nel livello di esposizione più elevato†e si registrano inoltre incrementi anche di incidenza per tumore al pancreas nei maschi e, nella coorte di Modena più a lungo indagata, incrementi per tumore al polmone nei maschi, tumore al colon, ovaio ed endometrio nelle femmine e linfomi non Hodgkin in entrambi i sessi.
Segnaliamo chetali rischi, visti i tempi di latenza delle patologie tumorali, potrebbero non essersi ancora manifestati in maniera totale nelle altre coorti che non risultano altrettanto indagate come quella di Modena per quanto attiene l’esposizione temporale. Inoltre non ci sembra che siano stati indagati effetti a breve termine, in particolare nei bambini,quali i ricoveri per patologie respiratorie e cardiache, indicatori eccellenti di danni immediati alla salute umana e ‘premonitori’ dei danni a più lungo termine.
Ricordiamo che un recente studio condotto a Seoul su 4 inceneritori che rispettano i limiti emissivi ha valutato – per soli 4 inquinanti ( PM10, NOx, SO2, CO) – un carico complessivo di morti e malati di ben 297/persone anno! Se poi si tiene conto che in letteratura gli studi che hanno prodotto i risultati più significativi hanno indagato popolazioni residenti entro 10 km e sono stati condotti su decine di impianti (nel Moniter indagati 8 impianti per un raggio di 4 km ciascuno), le nostre preoccupazioni non possono che aumentare. Spiace inoltre constatare che nello studio Moniter, costato 3 milioni e 400 mila euro e che ha previsto sofisticate indagini ambientali, la ricerca della diossine sia stata fatta nel particolato aereo e non in polli o altri matrici viventi dove effettivamente questi inquinanti si accumulano come esami autonomamente condotti a Forlì hanno evidenziato.
Non può quindi che destare profondo sconcerto la rassicurazione a pieno campo operata dai decisori politici con il comunicato stampa emesso dalla Giunta Regionale che letteralmente recita: †l’indagine epidemiologica condotta nell’ambito di Moniter non mostra un incremento del rischio nè per patologie tumorali, nè per la mortalità in generale.
Rimane solo la conferma di un aumento delle nascite pre termine….Anche questo dato rimane tuttavia entro la media regionale e non è correlato a nessun aumento di rischio per la salute dei neonatiâ€.
A nostro avviso , ma evidentemente anche per il Presidente del Comitato Scientifico che ha invitato a ritirare il comunicato suddetto, i risultati di Moniter sono quanto meno segnali da non sottovalutare, tanto più che viviamo nella Pianura Padana, una delle aree più inquinate del pianeta. Pertanto, in accordo con i colleghi di Seoul, non possiamo che ribadire che:” nessun ulteriore aggravio per la salute umana proveniente dall’incenerimento dei rifiuti può essere considerato accettabile”.