Sull’Autostrada, il TAR Lazio fa un po’ di luce

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La recente sentenza del Tar Lazio, che ordina alla SAT di presentare finalmente il Piano finanziario definitivo, dal quale si potrà stabilire quanto costerà allo Stato il progetto autostradale, conferma quanto poca trasparenza ha accompagnato finora la scelta affaristica di realizzare comunque l’autostrada tirrenica.
Luca Sani, il Presidente della Regione Conti e il Centrodestra, che finora avevano ripetutamente e in ogni occasione affermato che la SAT avrebbe realizzato l’autostrada a costo Zero per lo Stato, ora chiedono insistentemente contributi statali da concedere alla SAT, ma stranamente non hanno finora chiesto di prendere visione del Piano finanziario definitivo, che, per farlo depositare alla SAT, è dovuto intervenire il TAR Lazio.
Questa vicenda è significativa.
Abbiamo potuto scrivere che la SAT ha finora presentato Piani Economici Finanziari non veritieri perché nella Relazione Istruttoria del 16 dicembre 2008 del Ministero delle Infrastrutture, che presentò al CIPE la Proposta di approvazione del Progetto preliminare dell’autostrada è scritto a pag.4 che : “Il Concessionario ha sviluppato una ipotesi di piano economico finanziario di massima…, da cui risulta che il costo di costruzione dell’opera principale e delle opere compensative possa essere completamente a carico del Concessionario medesimo grazie ad una operazione di finanza di progetto.” Abbiamo poi letto nella Deliberazione del CIPE del 22.7.2010 che quel Piano non era veritiero, in quanto è scritto che:“ questo Comitato ha formulato prescrizioni…prevedendo, tra l’altro, la redazione di un nuovo piano economico-finanziario riportante un valore di subentro pressoché nullo.”
I documenti che la recente Ordinanza del TAR Lazio renderà finalmente accessibili, potranno consentire a tutti di verificare che l’autostrada non si ripaga se i residenti, che rappresentano il 70% del traffico, non pagheranno pedaggi esosi ed esorbitanti, già previsti dalla SAT e che tutta la manovra, concepita dalla SAT e & del costo ZERO per lo Stato, è servita solo per accantonare il progetto ANAS 2001 di adeguamento dell’Aurelia, senza pedaggio e senza rendite parassitarie per i privati. Dal 2005 quel progetto è stato accantonato solo ripetendo in tutte la sedi, che la SAT avrebbe realizzato l’autostrada a costo zero per lo Stato. Attendiamo risposte da chi ha sostenuto questa teoria e da chi oggi chiede contributi statali.

Roberto Barocci.
Forum Ambientalista Grosseto

Perché la classe dirigente politica difende Scarlino Energia?

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Il quotidiano Corriere di Maremme del 07-12-2011 riporta per esteso il contenuto della conferenza stampa, tenuta assieme a Renzo Fedi della Coldiretti-sez Follonica, di martedì 6 dicembre 2011 sui conflitti di interesse nella vicenda dell’inceneritore di Scarilino.

Inceneritore, spuntano i conflitti di interesse “Perché la classe dirigente politica difende Scarlino Energia?”

Barocci e Fedi si interrogano sulle scelte fatte dal presidente dell’Ato Ombrone Periccioli

GROSSETO – “Perché i politici lanciano accuse pesanti sulla magistratura? A difesa di un inceneritore di rifiuti privato, autorizzato illegittimamente secondo i giudici del Tar, presumibilmente dannoso alla salute, incapace di chiudere il ciclo dei rifiuti, non previsto nella pianificazione pubblica, che produce molto meno occupazione stabile delle alternative possibili e che per la collettività produce solo tasse elevate. Ci sono in corso conflitti di interesse clamorosi?”. Questi sono i quesiti posti alla stampa ieri mattina da Roberto Barocci del Forum ambientalista e ReteAmbiente di Grosseto e da Renzo Fedi, presidente di Coldiretti della sezione Follonica. “Il presidente dell’Ato Ombrone Moreno Periccioli – spiegano – è il rappresentante di 56 sindaci e dovrebbe difendere gli interessi di centinaia di migliaia di cittadini. Oggi è anche presidente della società privata Scarlino Energia srl. Ma Periccioli, al tempo assessore in Regione Toscana, completò nel 1993-’94 lo ’scellerato’ progetto avviato dal suo predecessore Marcucci, consentendo all’Eni di continuare a scaricare all’interno della miniera di Campiano sia i fanghi provenienti dagli impianti di depurazione della miniera stessa, sia le famose ceneri, provenienti dall’impianto acquisito poi da Scarlino Energia srl. Tali rifiuti erano entrambi tossici e nocivi, come documentato e trasmesso il 27.12.93 al Periccioli dal responsabile della Usl 27, che, in risposta alle richieste dell’assessore regionale, allegava una relazione dettagliata sulla pericolosità di tali rifiuti. Relazione che comprendeva inoltre la corretta previsione del possibile inquinamento del fiume Merse, in caso di interruzione del sistema di eduzione e trattamento delle acque interne, come di fatto avvenne. Periccioli, informato, avrebbe dovuto annullare tutte le autorizzazioni rilasciate e fermare l’inquinamento da Arsenico. Non lo fece. Che le ceneri di piriti fossero tossiche e nocive, perché capaci di cedere metalli cancerogeni fuori norma, era già stabilito dal ministero dell’Ambiente con Decreto n. 1170/92, trasmesso anche alla Regione Toscana. La consapevolezza della tossicità di tali rifiuti è confermata dagli appunti raccolti dalla verbalizzante, dottoressa Pittaluga, nel corso delle sedute del comitato tecnico, in cui era presente Moreno Periccioli in qualità di presidente di detta commissione, appunti sequestrati dalla magistratura di Grosseto nell’ambito di indagini. Il tutto è oggi conservato presso la Procura della Repubblica di Grosseto. Le autorizzazioni rilasciate in quegli anni da diversi assessori regionali all’uso illecito delle ceneri di pirite dell’Eni, sono alla base anche dell’inquinamento accertato della piana di Scarlino. La stessa Scarlino Energia, avendo acquisito successivamente la proprietà degli impianti da Eni, in cambio delle bonifiche, ha ottenuto dalla Provincia di Grosseto, presidente Lio Scheggi, la incredibile autorizzazione a concludere le opere di bonifica in superficie a data indefinita e a rimandare, di anno in anno, la data di inizio dei lavori di bonifica della falda inquinata. Dopo oltre dieci anni dall’avvio delle procedure di bonifica. Scarlino Energia è uno dei soggetti privati beneficiati dagli enti pubblici locali con i ritardi sui tempi di bonifica previsti dalla legge dello Stato. Ricordiamo, per inciso, che Lio Scheggi, finito il suo mandato di presidente della Provincia, dopo aver rilasciato la Via positiva a Scarlino Energia e rinviato i costi della bonifica, è stato nominato nel cda della fondazione del Mps. Un approfondimento delle modalità di azione di questi amministratori è documentato nei verbali delle loro riunioni ed è raccontato in: https://roberto.barocci.info/ 2010/11/una-valutazione-di-impatto- ambientale/, http://roberto. barocci.info/2007/06/arpat-maremma- rettifiche-report-troppi-d ocumenti-testimoniano-gli-errori/. Che ci sia un conflitto d’interessi in tutto ciò? Ci chiediamo dunque quale credibilità pubblica possano avere tali personaggi politici, che da una parte hanno il dovere di difendere la qualità delle acque pubbliche e dall’altra difendono contrastanti interessi privati. Molte altre vicende – continuano – che coinvolgono altri amministratori pubblici sono collegate a questi fatti. Una su tutte è emblematica: la denuncia fatta da Scarlino Energia nei confronti dei commissari del comitato di inchiesta pubblica e la posizione della Provincia nella vicenda. E’ evidente che, alla luce della sentenza del Tar, questi commissari dicevano la verità quando proponevano il ritiro in autotutela di una autorizzazione totalmente illegittima, che Marras invece non ha voluto ascoltare, affidandosi ad un biologo dell’Università di Siena. Proprio per questa vicenda il professor Paolo Rabitti, ha comunicato che si riserva di esperire le opportune azioni giudiziarie attendendo l’eventuale arrivo della archiviazione della denuncia. Infatti, per fare un esempio di più facile comprensione della gravità delle scelte compiute dalla Provincia, ipotizziamo il caso di un cittadino qualsiasi, che presenta in Comune un progetto di costruzione di una casa e che la commissione edilizia comunale incaricata dal Sindaco, esaminato il progetto, lo bocci per molti vizi di legittimità. A questo punto, il privato cittadino querela la commissione edilizia e il Sindaco, anzichè difendere il proprio organismo tecnico, incarica un biologo esterno che esprimere un parere favorevole sul progetto edilizio! Quindi l’operato di Scarlino Energia può apparire quale uno strumento di forzatura per ottenere che la Provincia non tenesse conto delle conclusioni della sua Commissione. Per questo chiediamo che la Magistratura faccia luce su questi fatti”.

Inceneritore di Scarlino e presunti conflitti d’interesse

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Il quotidiano on line 0564news del 06-12-2011 ha realizzato un articolo sulla conferenza stampa, tenuta assieme a Renzo Fedi della Coldiretti-sez Follonica, di martedì 6 dicembre 2011 sui conflitti di interesse nella vicenda dell’inceneritore di Scarilino.

Forum Ambientalista e Coldiretti Follonica chiedono che la Magistratura faccia luce sui fatti, chiuda la vicenda Rabitti e ne apra un’altra.

Gli amministratori di Regione e Provincia sono rappresentanti di un interesse pubblico o privato? E ancora:

Perché i politici hanno lanciato accuse pesanti sulla Magistratura? A difesa di un inceneritore di rifiuti privato, autorizzato illegittimamente secondo i giudici del TAR, presumibilmente dannoso alla salute, incapace di chiudere il ciclo dei rifiuti, non previsto nella pianificazione pubblica, che produce molto meno occupazione stabile delle alternative possibili e per la collettività solo tasse elevate”

Questo l’argomento della conferenza stampa che si è svolta questa mattina nella sala della Circoscrizione di Barbanella, indetta da Roberto Barocci (Forum Ambientalista, ReteAmbienteGr) e Renzo Fedi ( presidente della sezione Coldiretti di Follonica).

I due relatori sono partiti dalle visure camerali di Scarlino Energia dalle quali risulta una presenza finanziaria del Monte dei Paschi di Siena (tipo di diritto: Pegno) e di Scarlino Holding s.r.l. (tipo di diritto: proprietà), con Gre.co srl, che ha sede a Grosseto, e Siena Ambiente.

Scarlino Holding è una srl unipersonale, (amministratore Stefano Carnevali), con società partecipate, banche, cooperative, soprattutto Unieco il soggetto più importante.

E ricostruendo poi storie gravi di inquinamento e di permessi in odore di dubbio.

Si domandano anche se ci siano in corso conflitti di interesse clamorosi e hanno consegnato alla stampa documentazione a testimonianza di quanto affermano

Moreno Periccioli è  Presidente della società privata Scarlino Energia srl, in cui è azionista, come detto, il MPS (attraverso la partecipazione in STA Spa e in Sienambiente Spa) e che figura inoltre creditrice nei confronti degli altri azionisti.

E’ anche  Presidente dell’ATO Ombrone, cioè è il rappresentante di 56 Sindaci e dovrebbe difendere gli interessi di centinaia di migliaia di cittadini.

Al tempo in cui era Assessore in Regione Toscana, completò nel 93/94 lo “scellerato progetto”  avviato dal suo predecessore Marcucci, consentendo all’ENI di continuare a scaricare all’interno della Miniera di Campiano sia i fanghi provenienti dagli impianti di depurazione della miniera stessa, sia le famose ceneri, provenienti dall’impianto acquisito da Scarlino Energia srl.

Tali rifiuti erano entrambi tossici e nocivi, come documentato e trasmesso il 27.12.93 al Periccioli dal responsabile della USL 27, che, in faceva una relazione dettagliata sulla pericolosità di tali rifiuti e sulla corretta previsione del possibile inquinamento del fiume Merse, in caso di interruzione del sistema di eduzione e trattamento delle acque interne, come di fatto avvenne.

Che le ceneri del Casone fossero tossiche e nocive, perché capaci di cedere metalli cancerogeni fuori norma, era già stabilito dal Ministero dell’Ambiente con Decreto n° 1170/92, trasmesso anche alla Regione Toscana. La consapevolezza della tossicità di tali rifiuti è confermata dagli appunti raccolti dalla verbalizzante, dott.ssa Pittaluga, nel corso delle sedute del Comitato Tecnico, in cui era presente Moreno Periccioli in qualità di Presidente di detta Commissione, appunti sequestrati dalla Magistratura di Grosseto nell’ambito di indagini. Il tutto è oggi conservato presso la Procura della Repubblica di Grosseto.

Le autorizzazioni rilasciate in quegli anni da diversi assessori regionali all’uso illecito delle ceneri di pirite dell’ENI, sono alla base dell’inquinamento accertato della piana di Scarlino.

La stessa Scarlino Energia, avendo acquisito la proprietà degli impianti da ENI, in cambio delle bonifiche, ha ottenuto dalla Provincia di Grosseto, presidente Lio Scheggi (oggi nella Fondazione di MPS) la incredibile autorizzazione a concludere le opere di bonifica in superficie a data indefinita e a rimandare, di anno in anno, la data di inizio dei lavori di bonifica della falda inquinata. Dopo oltre dieci anni dall’avvio delle procedure di bonifica. Scarlino Energia è uno dei soggetti privati beneficiati dagli Enti pubblici locali con i ritardi sui tempi di bonifica previsti dalla legge dello Stato.

“Che ci sia un conflitto d’interessi in tutto ciò, si chiedono dunque Barocci e Fedi, oltre a quale credibilità pubblica possano avere tali personaggi politici, che da una parte hanno il dovere di difendere la qualità delle acque pubbliche e dall’altra difendono contrastanti interessi privati.”

Molte le vicende che coinvolgono altri amministratori pubblici  collegate a questi fatti.

Anche nella denuncia/querela fatta da Scarlino Energia nei confronti dei Commissari del Comitato di Inchiesta pubblica, è evidente che, alla luce della sentenza del TAR, questi Commissari dicevano la verità quando proponevano il ritiro in autotutela di una autorizzazione totalmente illegittima, che il Presidente della Provincia Marrasinvece non ha voluto ascoltare, affidandosi ad un biologo dell’Università di Siena.

E’ il caso, tra gli altri, del prof. Paolo Rabitti, il quale ha comunicato che si riserva di esperire le opportune azioni giudiziarie attendendo l’eventuale arrivo della archiviazione della denuncia/querela. Infatti, per fare un esempio di più facile comprensione della gravità delle scelte compiute dalla Provincia, ipotizziamo il caso di un cittadino qualsiasi, che presenta in Comune un progetto di costruzione di una casa e che la Commissione edilizia comunale, esaminato il progetto, lo bocci per vizi di legittimità. A questo punto, il privato cittadino querela la Commissione edilizia e il Sindaco, anziché difendere il proprio organismo tecnico, incarica un biologo esterno per esprimere il parere sul progetto edilizio!!! Quindi l’operato di Scarlino Energia può apparire quale uno strumento di forzatura per ottenere che la Provincia non tenesse conto delle conclusioni della sua Commissione. Per questo viene chiesto che la Magistratura faccia luce su questi fatti.

Sul piano politico, affermano i relatori, sarebbero come minimo indispensabili le dimissioni di uno come Periccioli dagli Enti pubblici in cui ha ancora ruoli di primo piano. Pessima amministrazione per la Maremma, concludono, facendo esempi positivi, lontanissimi nella sostanza, ma vicini a noi.

In Versilia, dove una multinazionale francese sta convertendo la sua politica a favore di metodi di smaltimento che non comprendono l’incenerimento dei rifiuti, grazie all’impegno dei cittadini e dei

Partiti della sinistra uniti (Pd, IdV, Sel, Federazione della Sinistra), che hanno ottenuto la chiusura dell’inceneritore di Falascaia (Lu) e gli operai non perdono il posto di lavoro.

Vittoria Guglielmi

Ci sono in corso conflitti di interesse clamorosi?

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I politici locali lanciano accuse pesanti verso la Magistratura, in difesa di un inceneritore di rifiuti privato, autorizzato illegittimamente secondo i giudici del TAR, presumibilmente dannoso alla salute, incapace di chiudere il ciclo dei rifiuti, non previsto nella pianificazione pubblica, che produce molto meno occupazione stabile delle alternative possibili e che per la collettività produce solo tasse elevate.

Nel corso della conferenza stampa, tenuta assieme a Renzo Fedi della Coldiretti-sez Follonica, di martedì 6 dicembre 2011 abbiamo fornito documenti utili a rispondere alla domanda che sorge rispetto a questi comportamenti.

Ecco un estratto:

Moreno Periccioli, Presidente dell’ATO Ombrone, è cioè il rappresentante di 56 Sindaci e dovrebbe difendere gli interessi di centinaia di migliaia di cittadini. Oggi è anche Presidente della società privata Scarlino Energia srl, in cui è azionista il MPS (attraverso la partecipazione in STA Spa e in Sienambiente Spa). MPS che figura inoltre creditrice nei confronti degli altri azionisti (all.1).

Ma Pericicoli, al tempo Assessore in Regione Toscana, completò nel 93/94 lo “scellerato progetto” (all.2), avviato dal suo predecessore Marcucci, consentendo all’ENI di continuare a scaricare all’interno della Miniera di Campiano sia i fanghi provenienti dagli impianti di depurazione della miniera stessa, sia le famose ceneri, provenienti dall’impianto acquisito poi da Scarlino Energia srl.

Tali rifiuti erano entrambi tossici e nocivi, come documentato e trasmesso il 27.12.93 al Periccioli dal responsabile della USL 27 (all.3), che, in risposta alle richieste dell’Assessore Regionale, allegava una relazione dettagliata sulla pericolosità di tali rifiuti. Relazione che comprendeva inoltre la corretta previsione del possibile inquinamento del fiume Merse, in caso di interruzione del sistema di eduzione e trattamento delle acque interne, come di fatto avvenne. Periccioli, informato, avrebbe dovuto annullare tutte le autorizzazioni rilasciate e fermare l’inquinamento da Arsenico. Non lo fece.

Che le ceneri di piriti fossero tossiche e nocive, perché capaci di cedere metalli cancerogeni fuori norma, era già stabilito dal Ministero dell’Ambiente con Decreto n. 1170/92, trasmesso anche alla Regione Toscana (all.4). La consapevolezza della tossicità di tali rifiuti è confermata dagli appunti raccolti dalla verbalizzante, dott.ssa Pittaluga, nel corso delle sedute del Comitato Tecnico, in cui era presente Moreno Periccioli in qualità di Presidente di detta Commissione, appunti sequestrati dalla Magistratura di Grosseto nell’ambito di indagini. Il tutto è oggi conservato presso la Procura della Repubblica di Grosseto.

Le autorizzazioni rilasciate in quegli anni da diversi assessori regionali all’uso illecito delle ceneri di pirite dell’ENI, sono alla base anche dell’inquinamento accertato della piana di Scarlino (all.5).

La stessa Scarlino Energia, avendo acquisito successivamente la proprietà degli impianti da ENI, in cambio delle bonifiche, ha ottenuto dalla Provincia di Grosseto, presidente Lio Scheggi, la incredibile autorizzazione a concludere le opere di bonifica in superficie a data indefinita e a rimandare, di anno in anno, la data di inizio dei lavori di bonifica della falda inquinata. Dopo oltre dieci anni dall’avvio delle procedure di bonifica. Scarlino Energia è uno dei soggetti privati beneficiati dagli Enti pubblici locali con i ritardi sui tempi di bonifica previsti dalla legge dello Stato (all.6).

Ricordiamo, per inciso, che Lio Scheggi, finito il suo mandato di Presidente della Provincia, dopo aver rilasciato la VIA positiva a Scarlino Energia e rinviato i costi della bonifica, è stato nominato nel CdA della Fondazione del MPS.

Un approfondimento delle modalità di azione di questi amministratori è documentato nei Verbali delle loro riunioni ed è raccontato in questo articolo ed in quest’altro articolo.

Che ci sia un conflitto d’interessi in tutto ciò? Ci chiediamo dunque quale credibilità pubblica possano avere tali personaggi politici, che da una parte hanno il dovere di difendere la qualità delle acque pubbliche e dall’altra difendono contrastanti interessi privati.

Molte altre vicende che coinvolgono altri amministratori pubblici sono collegate a questi fatti.

Una su tutte è emblematica: la denuncia/querela fatta da Scarlino Energia nei confronti dei Commissari del Comitato di Inchiesta pubblica e la posizione della Provincia nella vicenda. E’ evidente che, alla luce della sentenza del TAR, questi Commissari dicevano la verità quando proponevano il ritiro in autotutela di una autorizzazione totalmente illegittima, che Marras invece non ha voluto ascoltare, affidandosi ad un biologo dell’Università di Siena.

Proprio per questa vicenda il prof. Paolo Rabitti, ha comunicato che si riserva di esperire le opportune azioni giudiziarie attendendo l’eventuale arrivo della archiviazione della denuncia/querela. Infatti, per fare un esempio di più facile comprensione della gravità delle scelte compiute dalla Provincia, ipotizziamo il caso di un cittadino qualsiasi, che presenta in Comune un progetto di costruzione di una casa e che la Commissione edilizia comunale incaricata dal Sindaco, esaminato il progetto, lo bocci per molti vizi di legittimità.

A questo punto, il privato cittadino querela la Commissione edilizia e il Sindaco, anziché difendere il proprio organismo tecnico, incarica un biologo esterno che esprimere un parere favorevole sul progetto edilizio!!!

Quindi l’operato di Scarlino Energia può apparire quale uno strumento di forzatura per ottenere che la Provincia non tenesse conto delle conclusioni della sua Commissione.

Per questo chiediamo che la Magistratura faccia luce su questi fatti.

Roberto Barocci,
Forum Ambientalista e ReteAmbienteGR

I 6 documenti allegati, consegnati ai corrispondenti della Stampa e richiamati nel testo sono:

Allegato 1:
Camera di Commercio Ind. Art. e Agr. di Grosseto e di Firenze- Visure ordinarie di unità locale o sede secondaria di Scarlino Energia Srl, di Scarlino Holding Srl, di STA Spa e di UCH Holding Srl.

Allegato 2:
Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Grosseto – Richiesta di archiviazione al GIP n.01/3325 del 9 gennaio 2001.

Allegato 3:
Assessore Regionale Moreno Periccioli – Richiesta di parere tecnico alla USL n.27 e reletiva risposta della USL 27 in data 18 dicembre 1993 con allegata relazione tecnica.

Allegato 4:
Decreto del Ministero dell’Ambiente n. 1170/92.

Allegato 5:
Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Grosseto – P.P. n.558/01- Relazione di CT, agosto 2001.

Allegato 6:
Articolo 10 del DM 471/99.

Sentenza TAR sospende inceneritore di Scarlino

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Il TAR della Toscana ha annullato il procedimento amministrativo della Provincia di Grosseto che autorizzava l’incenerimento dei rifiuti a Scarlino, nei pressi di Follonica (Gr). E’ un  successo del ricorso del Comune di Follonica, dei comitati e associazioni ambientaliste, che da più di un decennio si battono per le bonifiche in tutto il territorio e contro le procedure oggi dichiarate illegittime.

Non sono motivazioni solo formali quelle dei giudici di Firenze, come hanno tentato di fare credere, il presidente della provincia di Gr, la Società Scarlino Energia, titolare dell’impianto (MPS e Unieco di Reggio Emilia) e altri ancora come il presidente della Confservizi Cispel Toscana, che, in uno stile di moda, si è scagliato contro la scelta dei giudici. E si sta minacciando anche un ricatto occupazionale, a proposito del quale la nostra Rete ha già espresso piena solidarietà ai lavoratori.

La sentenza n.1766/2011 contiene tutte le motivazioni per cui si annulla la Via (Valutaz. Impatto ambientale) all’Inceneritore di Scarlino Energia.

Per la Provincia di Grosseto ci sono parole dure e gravi: “Ha rilasciato la pronuncia in assenza di tutti gli elementi necessari per escludere negative ricadute sulla salute umana e sull’ambiente”.

I rilievi dei giudici si muovono in due ordini: l’assenza di motivazione circa l’ avere ignorato i risultati del lavoro di una commissione pubblica (che aveva al suo interno un esperto come il dott. Rabitti, che ha sempre sostenuto che quella Via era per una centrale elettrica, non per un inceneritore e fu in seguito denunciato dalla stessa Scarlino Energia) e avere invece assunto, il giorno dopo averle ricevute, le conclusioni di un biologo di Siena, prof. Focardi, incaricato di un nuovo studio.

Nella sostanza i giudici rilevano che non ci sono state risposte motivate a proposito dell’insufficiente rendimento energetico degli impianti e dell’inquinamento preesistente. La struttura proposta è infatti un adattamento di forni molto vecchi e non risulta avere le caratteristiche minime di rendimento energetico richieste per un inceneritore di rifiuti, che deve effettuare il recupero energetico, ai sensi della normativa italiana vigente e delle direttive europee. Quindi la decisione della Provincia è risultata “sfornita dei requisiti di completezza”.

Adesso dovranno finalmente essere prese in considerazione le alternative che da tempo noi auspichiamo, meno pericolose, compatibili con l’ambiente, meno costose e soprattutto che offrono più posti di lavoro: la raccolta differenziata spinta porta a porta e il recupero delle materie contenute nei nostri rifiuti. Per porre fine a una lunga fase di gravi errori strategici delle amministrazioni che hanno finora condannato la provincia maremmana ad un misero 24,35 % di Raccolta differenziata, ultima nella Regione nell’ultimo anno, con penali onerose per i cittadini. Si trattava infatti di scelte errate che puntavano proprio anche ad un impianto sovradimensionato come quello di  Scarlino, obbligando tutti i comuni a conferire sempre piu’ rifiuti, mentre per effetto della crisi stanno diminuendo dal 2006.