… e io pago!

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Pubblico il comunicato del Comitato referendario acqua pubblica “Grosseto Amiata Val d’Orcia” in merito alle vicende che riguardano le incredibili dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana dal Presidente dell’ATO Ombrone, Moreno Periccioli:

“… e io pago!”,
è proprio il caso di ricordare la famosa battuta di Totò, leggendo le notizie comparse, alcuni giorni fa, su alcuni quotidiani. In quegli articoli veniva dato conto del consumo annuo di acqua, nei vari ATO toscani . In alcuni ATO, tra cui il nostro, si è verificato,rispetto alle previsioni, un minor consumo di acqua. Bene! Avranno pensato sicuramente molti lettori, ma la doccia fredda è arrivata subito. Il Presidente dell’ATO Ombrone, Moreno Periccioli, dichiara che “Il prossimo anno può darsi che ci sarà da operare un ricalibramento delle tariffe”.
Nonostante che molti toscani siano stati virtuosi dovranno, comunque,subire un ritocco in alto delle bollette. Come è possibile?

Quello che sembra un paradosso è solo l’effetto di quella parte del comma 1 art.154 del Decreto legislativo 152 / 2006 nel quale si dispone che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, consentendo, così, al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.
L’abrogazione di questa parte della normativa è l’obbiettivo del nostro 3° referendum, su cui abbiamo raccolto più di 1.400.000 firme.
E’ bene ricordare che né il referendum proposto dall’Italia dei Valori né la recente proposta di legge del PD intendono eliminare questo privilegio di rendita per i gestori dei servizi idrici. Ai gestori la garanzia del profitto,senza alcun rischio di impresa ( quel rischio per cui la dottrina liberale prevede la giustezza del profitto), a noi cittadini la funzione di mucche da mungere !
E i nostri Sindaci, che devono tutelare i nostri interessi, cosa intendono fare?lasciarci soli o modificare lo Statuto dei loro Comuni, dichiarando l’acqua “un bene comune, di non rilevanza economica”,sottraendo così questa risorsa preziosa alle grinfie delle lobby economiche e dei partiti che le sostengono?

Da questa vicenda emerge con brutalità un altro effetto della privatizzazione dei servizi idrici :la logica del profitto pretende l’incremento continuo dei consumi. Ma l’acqua è una preziosissima risorsa fortemente limitata nel pianeta, in che modo ne incentiveremo il risparmio ?
Sempre più spesso l’affermazione “La prossima guerra mondiale sarà per il controllo dell’uso dell’acqua” trova cenni di assenso: specchio di una consapevolezza diffusa del problema o già rassegnazione ad un orizzonte di morte?
Per organizzare una risposta adeguata alla tutela dell’acqua come bene pubblico ed ai nostri interessi di viventi e cittadini, il Comitato referendario torna a riunirsi mercoledì 3 novembre pv alle ore 21, presso la saletta dell’ARCI, Via Ravel 15. Tutte le persone che hanno a cuore il futuro dell’umanità e la pace tra i popoli sono invitate a partecipare

SI SCRIVE ACQUA , SI LEGGE DEMOCRAZIA … ma anche PACE.

Chi risparmia acqua paga di più

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In merito alla intervista fatta a Moreno Periccioli da Il Tirreno del 28-10-2010 PerUnAltraToscana ha subito denunciato la vicenda con un comunicato stampa, che a non ha trovato finora spazio nella stampa cartacea, e che riporto per interno:

La notizia che i cittadini della provincia di Grosseto dovranno pagare una multa per aver risparmiato circa 1,3 milioni di metri cubi di acqua, rispetto a quanto preventivato dall’Acquedotto del Fiora, è la dimostrazione più evidente della prevalenza degli interessi privati nella gestione del Servizio idrico: comanda il socio privato di maggioranza relativa presente nella Spa Acquedotto del Fiora. Il privato non può veder ridotti gli utili previsti, per la nota legge del massimo profitto, più si consuma acqua e più questi guadagna. Gli amministratori pubblici, che dovrebbero tutelare i nostri interessi di cittadini e cittadine, intanto  nulla fanno per ridurre le previsioni dei consumi e per realizzare tali risparmi. Si arriva così al paradosso per cui se i cittadini virtuosi riducono i consumi, in quanto sempre più consapevoli della limitatezza della  preziosa risorsa idrica, entrano in conflitto con gli interessi dei privati e vengono penalizzati e scoraggiati. Una ulteriore conferma della necessità che  l’acqua non venga ritenuta una merce, ma un bene comune di tutti.
Per l’acqua stiamo registrando lo stesso fenomeno già denunciato per i rifiuti: così come per i rifiuti non si può far crescere la raccolta differenziata di qualità e il riciclaggio dei materiali, consentendo un notevole risparmio per i cittadini, più occupazione e minore presenza dei tumori, perché altrimenti il soggetto privato non ha più il combustibile da bruciare nei suoi impianti di incenerimento, così per l’acqua non si possono ridurre i consumi.
Invitiamo la stampa ad intervistare i massimi dirigenti politici del PD e PDL di questa provincia, che hanno voluto e sostenuto la privatizzazione dei servizi pubblici, cioè da Sani ad Antichi, dalla Bramerini ad Agresti, affinché spieghino ai lettori come mai il “modello toscano” sia fallimentare per i cittadini, che subiscono le tariffe più alte d’Italia con costanti e forti aumenti, un pessimo servizio e al tempo stesso un aumento delle previsioni dei consumi.

PerUnAltraToscana  – Maremma
Paola Tamanti

Cercheremo di non piegarci a questo ennesimo furto da parte dei soggetti privati, che nei fatti gestiscono il servizio idrico e che hanno garantito il 7% sui capitali investiti, anche sulle previsioni sbagliate dei consumi, alla faccia della legittimazione degli interessi quale compenso dei rischi di impresa, cercando di organizzare il non pagamento degli aumenti proposti.

Roberto Barocci

Un furto sull’acqua

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Il Tirreno del 28-10-2010, nelle pagine regionali, intervistando Moreno Periccioli, presidente dell’Ambito Territoriale dell’Ombrone, cioè il presidente dell’Assemblea di tutti i sindaci del grossetano e del senese serviti dall’Acquedotto del Fiora, titola “Acqua, chi risparmia ci rimette.”, dando una notizia incredibile, allarmante ed offensiva: poiché abbiamo risparmiato 1,3 milioni di metri cubi di acqua potabile, dovremo pagare una penale. (vedi:
http://www.provincia.grosseto.it/rassegna/text.php?text=t208982 )

Sui Rifiuti conti sbagliati ad arte

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Il Tirreno del 3 ottobre 2010 ha riportato i dati diffusi durante la conferenza stampa di sabato scorso, che riguardava la scelta del gestore dei servizi di smaltimento rifiuti per ATO SUD Toscana, ecco i due articoli che compongono la pagina:

Rifiuti: «Conti sbagliati ad arte»
Barocci accusa gli enti locali di aver favorito soggetti privati
«La pianificazione sopravvaluta da anni la produzione»
di ENRICO PIZZI

Raccogliere solo il 50% ha costi altissimi
Differenziata, i dati della Bocconi a confronto con quelli di Ato Sud

Ma quale gara?

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Disponibile QUI (in formato .pdf) la relazione letta e proiettata ai giornalisti nel corso della conferenza stampa di sabato scorso 2 ottobre, perché si ritiene che bandire una gara pubblica (quella dell’ATO SUD per scegliere il gestore dei servizi di smaltimento rifiuti) sulla base di quantitativi esagerati, che solo alcuni sanno essere non veritieri, sia un modo non legittimo di selezionare il gestore.

Ecco sintesi dell’intervento:
La Conferenza stampa del 2 ottobre 2010 verte sull’esame delle scelte politiche erronee e incoerenti in materia di rifiuti che sono indubbiamente e oggettivamente a vantaggio di soggetti privati e a danno della collettività.

Nel 2002 era vigente Decreto Legislativo 5 febbraio 1997 n. 22 (Decreto Ronchi). Il primo errore, non accettabile, che fu fatto a quel tempo è contenuto nel Piano Provinciale approvato dalla Giunta Scheggi nel 2002 e contenente le previsioni, circa le produzioni di rifiuti e il fabbisogno impiantistico, dal 2002 al 2006. A pag.59 del Piano si hanno per ciascun anno in tonnellate previsioni in evidente contrasto con la legge di allora. La mancata attuazione delle politiche per conseguire la riduzione dei rifiuti è presumibilmente dovuto ad una scelta ideologica di tipo liberista: cioè la presunzione che possa essere prevista una crescita dei consumi, più che proporzionale, in una terra con risorse limitate.

Questo errore è tipico della cultura fondata sulla crescita illimitata dei consumi e delle produzioni. La crisi, non prevista, nel 2006 ferma la crescita dei consumi e cala la produzione dei rifiuti.

Si leggano a pag. 60 del Piano Provinciale del 2002 le scelte quantitative fatte, prive di una qualunque motivazione esplicita: ecco che il primo errore non giustificato e in violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali è quindi dovuto alla presunzione che la crescita della produzione di rifiuti registrata negli ultimi anni ’90 , passata da 123.025 t del 1997 a 139.487 t del 2001, pari al 3,19% medio annuo (2), potesse essere incrementata negli anni 2000, addirittura con una crescita a un tasso medio annuo del 5%. Questa scelta incoerente ed errata non viene motivata. Il secondo e terzo errore sono invece del 2006 e del 2008. Nel 2006 il Piano Industriale Rifiuti Urbani dell’ATO 9 rifiuti, non corregge l’errore contenuto nel Piano provinciale del 2002 e pone delle domande scontate e ragionevoli: Perché non si accorgono dell’incoerenza e dell’errore nel mancato rispetto delle previsioni di legge?
Provvede il Piano straordinario dell’Area vasta ATO SUD del 2008? Non solo non rispettano le linee programmatiche della Comunità Europea e del Parlamento Nazionale, ma neppure viene rispettata la programmazione nel frattempo prodotta dalla Regione Toscana e, cosa davvero INCREDIBILE, non si sono accorti che il mondo dei consumi non cresce più. Infatti nell’anno precedente, 2007, la Regione Toscana vara il Piano Regionale di Azione Ambientale, che per l’appunto vorrebbe essere di “AZIONE”: In linea con gli indirizzi nazionali ed europei, la Toscana si pone l’obiettivo di ridurre la produzione complessiva di rifiuti urbani e speciali, per invertire la preoccupante tendenza alla crescita registrata negli ultimi anni. Per quanto riguarda i rifiuti urbani, l’obiettivo sarà ridurre del 15% entro il 2010 la produzione rispetto ai dati del 2004. Il Piano Straordinario del 2008, richiama il Piano Industriale del 2005, che a sua volta, come abbiamo visto, rimandava al Piano Provinciale del 2002, che a sua volta aveva gonfiato i dati delle crescita registrata negli anni ‘90 dal 3 a 5%. Si ripete l’errore fino al 2013.

L’ATOSUD in modo errato e incoerente, rispetto alle norme a vantaggio della collettività, programma ancora una crescita.
Ma, DOVE ci saranno poi queste quantità? La realtà della crisi, del calo dei consumi e delle produzioni nella città di Grosseto del 2007, 2008 e 2009 continua a smentirli: la riduzione della produzione dei rifiuti dal 2009-2005 = -16.6% con un trend costante, fa saltare tutte le previsioni di impiantistiche programmate e contenute nella Convenzione ATO/UNIECO.
PERCHE’ ALLORA nel bando di gara pubblica per la prossima selezione del gestore unico del servizio si è posta una quantità di produzione di rifiuti non corrispondente alla realtà?

UNIECO nell’inceneritore di Scarlino vuole bruciare (DA NOVEMBRE 2010) 120.000 t/anno di CDR e, nell’impianto delle Strillaie, UNIECO ha voluto garantito in Convenzione per 27 anni un quantitativo ordinario di 91.469 t/anno di indifferenziato e 27.512 t/anno di organico. Quantità molto superiori alle ipotesi fatte nel rispetto dell’interesse pubblico. E’ evidente che la raccolta differenziata e la riduzione delle produzioni non sono coerenti con l’interesse di UNIECO.

ECCO FORSE LA SPIEGAZIONE DEL PERCHE’ sabato scorso si è presentato in sede di Assemblea dell’ATO un Addendum peggiorativo alla Convenzione, gia stipulata in maniera scellerata per aver vincolato per 27 anni le comunità locali ad un elevato quantitativo di conferimento di indifferenziato?
Allora l’ATO/SUD quali interessi persegue, quando ripetutamente sbaglia le previsioni quantitative e, in modo incoerente, non persegue l’obiettivo della riduzione della produzione dei rifiuti? Esaminando anche solo Grosseto: cosa succederebbe se si rispettasse l’obiettivo dato dalla legge italiana di arrivare al 65% di raccolta differenziata? E se si realizzasse in tutta la provincia quello che Barbanella ha fatto in un anno, cioè il 77% di raccolta differenziata?

Il principale problema, è che da una parte il soggetto privato UNIECO deve rientrare degli investimenti, dall’altra gli amministratori che hanno SBAGLIATO PREVISIONI (insieme al soggetto privato) DEVONO continuare un PERSEVERARE DIABOLICO per non ammettere una scelta politica sbagliata nel mondo che cambia, e per questo pensano di dover e voler continuare a sostenere uno scellerato errore di PREVISIONE INIZIALE a completo danno e facendo pagare tutto alla collettività.

Roberto Barocci