Che i Sindaci difendano il risultato del referendum

Standard

A nome del direttivo del Forum Ambientalista di Grosseto ho chiesto ai Sindaci di esprimersi nel merito di quanto Claudio Ceroni presidente di una società che gestisce il servizio pubblico dell’acqua ha affermato sulla stampa locale ovvero che, nel caso di autoriduzzoni, saranno applicati gli interessi di mora.

Sul sito del Forum il comunicato per esteso.

In alto i calici

Standard

Nei giorni scorsi ho ricevuto questo testo da parte di Carlo Carlucci, lo pubblico oggi con i bellissimi risultati che ci ha regalato il refrendum.

Mi sembra il modo migliore per festeggiare con l’intenzione di non perderci di vista perché la lotta per i beni comuni continui e la volontà popolare venga rispettata!

Dedico idealmente questo breve intervento per l’acqua a Roberto Barocci e alla sua dedizione.

Laudato sii o mi Signore per sora acqua.

Sorella acqua è delle banche, quella dei fiumi cileni è dell’Enel. Insomma rimane il sole e l’aria, poi se l’energia solare coi pannelli si estende, in nome della privatizzazione si darà il sole in gestione alle banche… No, anche per restare fedeli a S.Francesco, che non toccava la proprietà fondiaria, almeno l’acqua è pubblica, cioè di tutti e pazienza se siamo in Italia e la rete idrica è un colabrodo, il sistema di distribuzione fatiscente etc. L’acqua è di tutti, come l’aria e il sole. Già hanno l’acqua minerale col walzer delle cifre.

L’abilissimo Cerboni presidente dell’acquedotto del Fiora in innumerevoli incontri/scontri ci spiegava i vantaggi di aver affidato l’acqua al Monte de’ Paschi di Siena e ogni qualvolta che qualche cittadino ostinato reclamava con troppa enfasi che ‘sora acqua’ non poteva andare a gestori privati, con molta calma ed eleganza minacciava di andarsene e qualche volta se ne andava.

Per dire come vanno le cose. E non stiamo a rivangare la posizione del Pd a riguardo e come Bersani sia oscillato dal no, al ni, al si, per ritornare al ni.

Purtroppo non vi sono opzioni, trucchi, sgami, scorciatoie, l’acqua è un bene pubblico, per principio ( e per S.Francesco) è sacrosanta, non può essere lottizzata, è il minimo comun denominatore della nostra democrazia ( o quello che ne resta).

Chi ne discute la proprietà è già out, come Renzi che sempre più appare oramai politico mediatico, uomo per tutte le stagioni. Ci ha illuso per un po’, ha avuto forse buon gioco dopo la seriosa e vuota prosopopea del sindaco Dominici, ma è già da mettere tra le figurine che già si avviano ad essere fuori corso.

La politica non si sa più che cosa sia o dove sia, ma la gente del movimento referendario per l’acqua, un nome complicato che nasconde qualcosa di semplice e profondo, non può delegare alle banche, alle grandi multinazionali questo nostro bene primario. Punto e basta, dobbiamo tornare a ragionare in termini di beni primari, elementari.

L’acqua è di per sé la cartina di tornasole con cui valutare chi e che cosa. Il discorso di Renzi in difesa del (suo) no come risposta al referendum è capzioso e rivelatore della sua involuzione, forse più che il suo viaggio ad Arcore.

Rifiutare i rappresentati del popolo dell’acqua ad Annozero o alla trasmissione di Floris è rivelatore del punto cui sono arrivati i conduttori televisivi cosiddetti all’opposizione. Saranno anche personaggi scomodi per B&B, ma tutto sommato e bene o male sono funzionali a questo stato di cose.

La difesa del popolo dell’acqua invece non è funzionale a niente. Si dice che questo bene primario non può essere oggetto di lucro e quindi affidata a Banche che perseguono quello che sanno bene di perseguire, o alle multinazionali che si sa bene quello che sono. Basta.

L’attività del comitato referendario ( nome bruttino che nasconde una verità profonda) è il riappropriarsi, è l’ergersi a difesa di qualcosa di sacrosanto. Non ci vuole niente per capirlo. Dietro i referendari non c’è più la politica ma qualcosa di molto più profondo, non traducibile a parole. Per questo Santoro e Floris pur se emarginati od estromessi dai canali ufficiali non possono invitare ai loro talk shows gente che si è tenuta ferma a un principio.

Sorella acqua e in definitiva le ragioni profonde della vita sulla Terra, prima di soccombere, chiedono l’ultimo, estremo aiuto. La gente dei comitati referendari, e i referendum vinti saranno un’ulteriore momento nel cammino del cambiamento, sa che questa è una battaglia decisiva. Non certo da talk show televisivi.

Carlo Carlucci

Due SI ai Referendum sull’acqua

Standard

Con i SI ai Referendum sull’acqua proponiamo di abolire due leggi che hanno come obiettivo prioritario quello di favorire gli investimenti privati per la manutenzione delle reti idriche e per la realizzazione di nuovi impianti di depurazione, poiché i Rapporti più recenti della Commissione di Vigilanza sulle Risorse Idriche, che ha confrontato gli investimenti previsti con quelli realizzati dai gestori del servizio idrico, confermano che l’obiettivo delle due leggi è fallito.

Questi i dati: nel primo triennio analizzato, gli investimenti realizzati sono stati solo il 49% di quelli previsti dai Piani di Ambito, mentre nel triennio successivo (2007-2009), sono stati realizzati solo il 56% dei previsti.

Si registra questo fallimento, nonostante che sia stato assicurato ai soggetti privati, gestori dei servizi idrici, un rendimento al capitale pari al 7% netto, che rappresenta una vera e propria rendita parassitaria, in quanto un interesse così elevato non si giustifica in nessun modo, per l’assenza completa dei rischi.

I motivi del fallimento sono relativi alla qualità e tipologia degli investimenti, necessariamente legati a tempi lunghi: la durata media dei Piani di Ambito è di ben 22 anni con investimenti previsti che, per il 57%, riguardano nuove infrastrutture e, per il 37%, la manutenzione straordinaria; cioè, ben il 94% degli investimenti ha tempi lunghi (20-40 anni) di ritorno dei capitali investiti. Questo è il punto, tutte le banche private normalmente non finanziano investimenti con piani di ammortamento così lunghi. Perciò, quello dei servizi idrici è uno dei servizi collettivi che non può essere affidato al credito privato.

Lo sapevano bene coloro che, con un senso dello Stato oggi inesistente, hanno costruito l’Acquedotto del Fiora, che nessun soggetto privato avrebbe mai realizzato, condannando la Maremma al sottosviluppo.

Quindi, il fallimento è dovuto alla illusione neoliberista che sia possibile ricorrere all’auto finanziamento dei soggetti privati, lautamente ricompensati, per coprire gli investimenti necessari. L’autofinanziamento dei Piani di Ambito ha coperto in realtà solo il 55% degli investimenti e il debito bancario, previsto pari al 23 % degli investimenti, si è ridotto in realtà a solo il 14%. La conseguenza è che si continua a perdere in Italia il 30% delle acque immesse nelle reti (l’Acquedotto del Fiora ne perde oltre il 45%) e non si fanno i depuratori necessari (vedi condizioni del Fosso Beveraggio a Grosseto).

E’ evidente che i forti aumenti tariffari, registrati negli ultimi anni, non consentono ai gestori di ottenere altri aumenti tariffari per recuperare la quota di capitali non anticipata dalle banche private, poiché questi ulteriori aumenti renderebbero evidente a tutti il fallimento della nuova legge. Stante il debito statale non più dilatabile,comunque la soluzione c’è: affidarsi al settore bancario pubblico, che gira agli Enti pubblici locali i depositi sui buoni fruttiferi postali (vedi la Cassa Depositi e Prestiti, che sta finanziando il Ponte sullo stretto di Messina) o altre forme di investimento pubblico a costo zero per lo Stato, come il prestito irredimibile.

Il Comitato Referendario “2 sì per l’acqua bene comune” Grosseto Amiata Val d’Orcia

Arsenico nell’acqua, Bramerini minimizza e non rimuove le cause

Standard

Sull’Arsenico presente nelle acque dei comuni toscani la UE bacchetta la Regione Toscana e la Giunta regionale minimizza.
L’Assessore all’Ambiente Bramerini dichiara, nel intervento da titolo «Stiamo lavorando per velocizzare la realizzazione degli impianti», afferma che:

L’efficacia dell’operazione (di controllo dei livelli di arsenico, n.d.r.) è già stata dimostrata nell’ambito dei Comuni dell’Ato 6 (province di Siena e Grosseto) dove, entro dicembre, saranno completati e messi in esercizio gli ultimi due impianti a servizio di piccole frazioni dei Comuni di Montieri e Monterotondo marittimo a completamento del più generale programma attuato dal gestore su quasi tutti i Comuni dell’ambito a partire dal 2006.

L’Assessore Bramerini mente sull’Arsenico.
Non è vero che nell’Ato Ombrone il problema sia risolto e che sono rimasti problemi solo nei comuni di Monterotondo e Montieri.

Molte sono state le deroghe emesse dalla Regione Toscana in fatto di Arsenico nelle acque potabili. Le seconde deroghe in ordine di tempo risalgono al dicembre 2003, quando è entrato in pieno vigore il D.Lgl 31/2001, che fissava il limite a 10 microgrammi/litro per l’arsenico e che dava due anni di tempo ( dal 2001 al 2003 è la prima deroga) alle Regioni per rimuovere le cause di valori superiori a 10 microgrammi/litro.

Per la provincia di Grosseto, il rispetto della SALUTE e della legge suddetta avrebbe significato imporre nei tempi di legge (mesi) le bonifiche a carico dell’ENI, ancora da fare, e bloccare lo sfruttamento dei vapori geotermici sull’Amiata, che riducendo il serbatoio di acqua, concentra l’Arsenico oltre i limiti, fatto tecnico documentato nel tempo.

Abbiamo promosso inutilmente interrogazioni in Regione, Provincia e Comuni.
Ma, come sappiamo, altri padroni governano in questa Regione…

Non è stato possibile promuovere azioni giuridiche perché la Regione Toscana in questi anni ha emesso sempre deroghe con valenza di sei mesi o, al massimo, di un anno, rinnovandole e cambiando spesso il valore massimo concesso, 50 nei primi anni, poi 30, poi 40 e 20 negli ultimi anni.

In tal modo la Regione Toscana rendeva vano l’eventuale ricorso amministrativo. Senonché la UE, che aveva nel ’98 fatto la Direttiva, la 98/83/CE su pressione dell’OMS, i cui ultimi studi indicano il limite di 6 micro grammo/ litro, da un certo anno in poi ha contestato le deroghe fatte dalle nostre Regioni e ha così scoperto l’elusione della norma da parte della Regione Toscana.

Ma la cosa più grave è che la Direttiva CE consentiva una deroga, vedi art.9, a condizione che:

  1. la popolazione fosse tempestivamente informata (perché ci sono patologie particolari che, come conseguenza collaterale, abbassano la difese normali per cancerogeni come l’arsenico);
  2. le deroghe non fossero superiori di tre anni, rinnovabili una sola seconda volta;
  3. le deroghe fossero accompagnate dai programmi di bonifica o, in mancanza di altri possibili interventi, di correzione dell’inquinamento.

La Regione Toscana ha violato tutti e tre i punti con il consenso consapevole delle forze che pretendono di difendere i beni comuni.

In che modo?

Non informando, rinnovando ripetutamente le deroghe e, infine, sostenendo la naturalità della presenza di arsenico oltre i limiti di legge.
Cosa palesemente falsa, ma che gli consente di non rimuovere le cause e di introdurre impianti di abbattimento degli inquinanti. A spese dei consumatori, naturalmente con le bollette tra le più alte in Italia. Suppongo che ENI ed ENEL ringrazino la Giunta regionale toscana, ma in sedi meno visibili…

Roberto Barocci,
Forum Ambientalista Grosseto

… e io pago!

Standard

Pubblico il comunicato del Comitato referendario acqua pubblica “Grosseto Amiata Val d’Orcia” in merito alle vicende che riguardano le incredibili dichiarazioni rilasciate la scorsa settimana dal Presidente dell’ATO Ombrone, Moreno Periccioli:

“… e io pago!”,
è proprio il caso di ricordare la famosa battuta di Totò, leggendo le notizie comparse, alcuni giorni fa, su alcuni quotidiani. In quegli articoli veniva dato conto del consumo annuo di acqua, nei vari ATO toscani . In alcuni ATO, tra cui il nostro, si è verificato,rispetto alle previsioni, un minor consumo di acqua. Bene! Avranno pensato sicuramente molti lettori, ma la doccia fredda è arrivata subito. Il Presidente dell’ATO Ombrone, Moreno Periccioli, dichiara che “Il prossimo anno può darsi che ci sarà da operare un ricalibramento delle tariffe”.
Nonostante che molti toscani siano stati virtuosi dovranno, comunque,subire un ritocco in alto delle bollette. Come è possibile?

Quello che sembra un paradosso è solo l’effetto di quella parte del comma 1 art.154 del Decreto legislativo 152 / 2006 nel quale si dispone che la tariffa per il servizio idrico sia determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”, consentendo, così, al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio.
L’abrogazione di questa parte della normativa è l’obbiettivo del nostro 3° referendum, su cui abbiamo raccolto più di 1.400.000 firme.
E’ bene ricordare che né il referendum proposto dall’Italia dei Valori né la recente proposta di legge del PD intendono eliminare questo privilegio di rendita per i gestori dei servizi idrici. Ai gestori la garanzia del profitto,senza alcun rischio di impresa ( quel rischio per cui la dottrina liberale prevede la giustezza del profitto), a noi cittadini la funzione di mucche da mungere !
E i nostri Sindaci, che devono tutelare i nostri interessi, cosa intendono fare?lasciarci soli o modificare lo Statuto dei loro Comuni, dichiarando l’acqua “un bene comune, di non rilevanza economica”,sottraendo così questa risorsa preziosa alle grinfie delle lobby economiche e dei partiti che le sostengono?

Da questa vicenda emerge con brutalità un altro effetto della privatizzazione dei servizi idrici :la logica del profitto pretende l’incremento continuo dei consumi. Ma l’acqua è una preziosissima risorsa fortemente limitata nel pianeta, in che modo ne incentiveremo il risparmio ?
Sempre più spesso l’affermazione “La prossima guerra mondiale sarà per il controllo dell’uso dell’acqua” trova cenni di assenso: specchio di una consapevolezza diffusa del problema o già rassegnazione ad un orizzonte di morte?
Per organizzare una risposta adeguata alla tutela dell’acqua come bene pubblico ed ai nostri interessi di viventi e cittadini, il Comitato referendario torna a riunirsi mercoledì 3 novembre pv alle ore 21, presso la saletta dell’ARCI, Via Ravel 15. Tutte le persone che hanno a cuore il futuro dell’umanità e la pace tra i popoli sono invitate a partecipare

SI SCRIVE ACQUA , SI LEGGE DEMOCRAZIA … ma anche PACE.