Una proposta per la raccolta differenziata dei rifiuti

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Crolla la percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti nel comune di Grosseto: una proposta all’Assessore Tei.

L’assessore Tei ha annunciato che non verrà estesa la raccolta dei rifiuti porta a porta a Gorarella per mancanza di soldi.

Eppure tale raccolta è più conveniente della raccolta con i cassonetti stradali, già a partire dalla fine del primo anno di gestione, purché si contabilizzi secondo legge tutte le voci: i minori costi del porta a porta (minori spese per il trattamento dell’indifferenziato, per il trasporto e smaltimento in discarica….), le maggiori entrate (migliore qualità del differenziato e maggiori incassi per la vendita di materie recuperate…) e purché il costo iniziale relativo ai mezzi e bidoncini, consegnati alle famiglie, sia ammortizzato correttamente in più anni.
Ciò è dimostrato dalla contabilità normalizzata, prevista dalla legislazione italiana del ’97, in uso in molti comuni italiani, ma che a Grosseto non si vuole applicare. Ma la stessa Amministrazione comunale è pervenuta alla stessa constatazione dei minori costi del porta a porta nell’unico convegno pubblico sui rifiuti, aperto alle Associazioni ambientaliste, dello scorso settembre all’Alberese.
Quando a Grosseto cambia l’assessore ai rifiuti si ricomincia da capo e questo comporta pesanti conseguenze per i contribuenti: sta calando la % di raccolta differenziata, passando dal 34% del 2009 al 30% del 2010. Considerando l’ottimo risultato (77%) conseguito con il porta a porta a Barbanella per l’intero anno 2010, questo calo vuol dire che nel resto della città, con i cassonetti stradali, sta crollando la raccolta differenziata e che i contribuenti pagheranno ancora pesanti multe nelle bollette. Infatti la legislazione europea e italiana, in costante evoluzione, ha giustamente fissato obiettivi importanti al fine di ridurre sia gli oneri a carico dei cittadini, sia i danni alla salute, ponendo tasse aggiuntive a carico delle comunità che non hanno raggiunto il 45% di raccolta differenziata al dicembre 2008 e che non raggiungeranno il 65% a fine del prossimo anno. Perchè noi siamo a meno della metà di quella dovuta?
Proviamo a dare una risposta.
Mentre la legislazione si evolve, la provincia di Grosseto è ferma ad un Piano dei rifiuti concepito nei primi anni ’90, approvato dalla Provincia nel ’95, poi riproposto invariato nell’impiantistica nel 2002 e, infine, ricopiato nel Piano interprovinciale vigente. Ma non solo ci si sta rapportando ad un Piano vecchio di 20 anni, ampiamente superato in fatto di tecniche capaci di tutelare meglio la salute pubblica, di garantire minori costi e maggiore occupazione.
La cosa davvero stupida è che tale Piano è stato imbalsamato per i prossimi 27 anni per consentire ad un soggetto privato (il costruttore dell’impianto delle Strillaie) di ricevere una quantità costante di rifiuto indifferenziato, che deve essere lavorato, per poi essere bruciato e diffondere nell’atmosfera emissioni oggi riconosciute cancerogene! Allora il porta a porta non serve! All’Assessore Tei, che si trova, senza colpe, a dover gestire un Piano imbalsamato per mezzo secolo da altri soggetti, molto poco sensibili al bene collettivo, vogliamo dare un consiglio.
Non ascolti i responsabili di tale scelte fallimentari e si dimostri fedele ai suoi valori: faccia come hanno fatto gli amministratori di centrosinistra della Versilia, i quali, trovatesi nelle medesime condizioni, hanno aperto un dibattito pubblico partecipato e, alla fine, hanno imposto al soggetto privato una nuova convenzione, eliminando la filiera dell’incenerimento e avviando una raccolta differenziata spinta con il recupero del materiale differenziato.

Roberto Barocci
Forum Ambientalista Grosseto

C’è l’alternativa al fallimento

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Il fallimento obiettivo del Piano provinciale rifiuti voluto da Scheggi e Bramerini è causa di un’emergenza


Gli indicatori obiettivi del fallimento

Il piano straordinario interprovinciale per il nuovo ATO di Grosseto, Siena ed Arezzo, essendo la somma dei tre vecchi Piani provinciali, conserva tutti i limiti dovuti a scelte superate dai nuovi sistemi di trattamento rifiuti.

Per la provincia di Grosseto il Piano, adottato nel 2002, era già un adattamento poco lungimirante di quello presentato nel ’95 dalla Giunta Gentili, ma concepito nei primi anni ’90: un piano vecchio di 20 anni. L’inefficacia delle scelte compiute da tali piani trova indicatori inesorabili ed obiettivi:

a) nei ritardi decennali e perduranti alla realizzazione degli impianti necessari, perfino quelli per il compostaggio dell’organico, sia per errate localizzazioni di Provincia e Comune di Grosseto, sia per la incapacità politica a gestire il dissenso;

b) nella mancata realizzazione degli obiettivi indicati come prioritari dai Piani stessi, quali la realizzazione delle pratiche volte alla crescita della Raccolta Differenziata e alla riduzione della produzione dei rifiuti: il trend decrescente della Raccolta Differenziata, che in provincia si attesta al 26.8% (dato ufficiale del 2008, confermato nella sostanza nel 2009) è l’indicatore più evidente del fallimento del piano provinciale e dell’incapacità tecnica e politica degli amministratori;

c) negli alti costi economici e negli incrementi di tassa che hanno comportano sia la mancata realizzazione degli obiettivi sopra rammentati, sia l’inesistenza dell’impiantistica prevista.

Gli incrementi di tassa previsti nel futuro con la realizzazione di impianti “pesanti” (cdr e inceneritore) sono un ulteriore indice obiettivo del fallimento di tali progetti. Tali incrementi verrebbero a pesare sui livelli già elevatissimi delle attuali tasse sui rifiuti a carico dei cittadini, tra le più elevate in Italia. Pensare di dare applicazione alle scelte impiantistiche previste in tali progetti, essendo anche molto rigide e vincolate ad un lungo periodo di ammortamento, significherebbe vincolare questa provincia a sostenere per almeno altri tre decenni un costo insopportabile.

Cambiare si deve e si può

Il Progetto di massima che presentiamo (vedi: http://www.barocci.it/roberto/rifiuti.html)  ha il vantaggio di eliminare la produzione di combustibile da rifiuti urbani (cdr) e il successivo incenerimento con vantaggi occupazionali ed economici, che legati alla eliminazione delle emissioni cancerogene, lo rendono senza dubbio preferibile per la collettività. L’assurdo, ripetuto fino alla nausea, che con l’incenerimento si chiuderebbe il ciclo dei rifiuti è la carta d’identità più corrispondente alla mediocrità politica della Giunta regionale e provinciale.

Il Piano alternativo si fonda su tre pratiche complementari, realizzate e concrete (R.D. porta a porta/Vedelago/TMB), che consentirebbero di uscire rapidamente dall’emergenza locale e di rispettare anche gli obiettivi delle programmazioni regionali e nazionali. Tali esperienze possono essere riprodotte in provincia in siti industriali già disponibili, grazie al consenso degli imprenditori locali. I piani di fattibilità economica allegati e prodotti da altri imprenditori privati, che già li stanno realizzando in altre province italiane, e la disponibilità di imprenditori locali a metterli in esercizio nelle proprie aziende nei tempi tecnici di pochi mesi, ci consentono di presentare questo Progetto con fiducia.

I confronti economici dimostrano che questo Progetto comporta un risparmio intorno al 20% rispetto ai costi alla filiera proposta oggi dalla Amministrazione provinciale. In estrema sintesi si fonda sulla realizzazione di una raccolta differenziata porta a porta e di successive lavorazioni a freddo dell’indifferenziato e del recupero quasi totale delle frazioni differenziate.

Manca solo la volontà politica di cambiare e ci auguriamo che i partiti sappiano porre come obiettivo prioritario l’interesse pubblico e vogliano rispondere nel merito del Progetto che presentiamo loro.

Barocci Roberto

Forum Ambientalista