In primo luogo registriamo una pratica ripetuta più volte in provincia: smaltire rifiuti inquinanti in siti dove si era già registrata una anomalia geochimica con valori fuori norma degli stessi inquinanti rilasciati dai rifiuti. Piove sul bagnato, si diceva una volta.
E’ successo a Fenice Capanne, dove l’ENI ha scelto di smaltire le batterie al Piombo delle auto, raccolte da Eni Ambiente a Paderno Dugnano (Mi), in un sito minerario delle Colline Metallifere, già caratterizzato da valori anomali per lo stesso metallo, fino a quando gli operai furono ricoverati con valori nocivi di Piombo nel sangue. Poi è successo per le ceneri di pirite, fuori norma per le cessioni di Arsenico, smaltite da ENI nella miniera di Campiano, dove si era registrata una anomalia per lo stesso metallo, fino a quando la Merse fu gravemente avvelenata. E’ successo sulla piana di Scarlino, dove secondo ENI ed Arpat l’Arsenico sarebbe stato “ubiquitarioâ€, ma nei Verbali delle riunioni tecniche, sequestrati dalla Magistratura grossetana, abbiamo letto e reso pubblici1 i suggerimenti dei dirigenti Arpat: collocare le ceneri di piriti dove era stata già segnalata la presenza eccessiva di Arsenico. Ora lo stesso scenario si ripete a Montioni per i gessi rossi.
Assieme alle deroghe “ad aziendam†(per Solfati, Cloruri, Vanadio e Cromo, deroghe valide per chi cede i gessi rossi, ma non per chi li deposita nei suoi terreni), autorizzare lo smaltimento di rifiuti capaci di inquinare in siti di anomalia geochimica, per cui è più difficile risalire alla causa dell’inquinamento, è una manifestazione di come le Giunte regionali toscane intendono la “sostenibilità ambientaleâ€.
In secondo luogo registriamo che il quadro analitico delle caratteristiche chimiche dei gessi rossi, riportato da Arpat ,è gravemente parziale non avendo riportato i valori delle concentrazioni di Manganese, che tali rifiuti sono capaci di rilasciare alle acque percolanti, e i relativi limiti di legge.
La Concentrazione Soglia di Contaminazione (CSC) nelle acque sotterranee per il Manganese, superata la quale si ha l’obbligo di avviare i lavori di bonifica e rimuovere le fonti inquinanti, fissata dalle norme2 è di 50 µgr/litro, mentre il valore medio delle concentrazioni rilasciate dai gessi rossi nelle analisi Arpat dei sei rapporti3 prodotti dal 2008 al 2010. è pari a 8.467 µgr/litro, cioè circa 170 volte i limiti di legge.
Questa parzialità è molto strana poiché è documentato da anni negli studi prodotti da tutti gli Enti Locali, studi che hanno costretto prima la Tioxide poi la Venator agli obblighi di bonifica delle falde idriche nella piana di Scarlino e Follonica, che il tracciante tipico del gesso rosso è proprio il Manganese. Lo testimonia per primo lo studio del 2011 di A. Biondi e A. Donati, dell’Università di Siena, commissionati dal Comune di Scarlino e Provincia di Grosseto, dal titolo: “Studio4 dei traccianti della contaminazione delle acque di falda della Piana di Scarlinoâ€,che ha valutato le correlazioni tra i traccianti del gesso rosso, tra cui il Manganese, il Solfato e il Ferro, trovati in falda con valori di concentrazione decine e centinaia di volte oltre i limiti di legge, illustrando nelle pagine 32-36 del suddetto Studio una correlazione statistica significativa tra Manganese e Solfati. D’altra parte le massime concentrazioni di Manganese e Solfati sono collocate attorno alle discariche dei gessi rossi e agli impianti ex Tioxide, ben illustrate dalla planimetria prodotta a pagina 46 dello Studio5 Donati e Biondi che di seguito si riporta:
Questa realtà ha consentito a tutti gli ENTI LOCALI, di concludere che la provenienza in falda del Manganese fuori norma, tracciante dai gessi rossi, è appunto dai bacini di stoccaggio e decantazione dei gessi Tioxide.
Successivamente anche gli Studi del 2013 e 2015 della Soc. Ambiente6, anch’essi commissionati da Comune di Scarlino e Provincia di Grosseto, dal titolo “Progettazione operativa unitaria della bonifica delle acque di falda della piana di Scarlino†alla base degli attuali obblighi di bonifica a carico della Venator, richiama esplicitamente nel paragrafo 17 il Manganese quale tracciante dei gessi rossi nella contaminazione delle falde.
Si riporta la planimetria della Tavola 4h dove si evidenziano le concentrazioni misurate nella Piana di Follonica/Scarlino, prodotta dal suddetto Studio Ambiente per segnalare che la norma (fino a 50 ppb) è di colore bianco e l’area più intensamente colorata di blu (fino a 9.000 ppb) è 180 volte superiore al limite di legge.
Si tenga presente che è accertato7 che l’esposizione ad alte concentrazioni di Manganese attraverso l’acqua potabile può influire negativamente sullo sviluppo intellettivo dei bambini:
NOTE:
1 – Verbali redatti dalla dott.ssa Pittaluga, della Regione Toscana, conservati nel fascicolo del Procedimento Penale n°01/3325 del 2001 presso la Procura della Repubblica di Grosseto, pubblicati in “Arsenico e scellerati progetti†Ed. Strade Bianche di Stampa alternativa, pagine 36-41.
2 – Secondo la Tabella 2 dell’Allegato 5 al titolo V Parte IV del D.Lgl. 152/2006.
3 – Rapporti ARPAT n°ro 146 del 16/01/08, n°ro 4518 del 17/09/08, n°ro 938 del 27/03/09, n°ro 4475 del 14/10/09, n°ro 1711 del 12/08/10, n°ro 1712 del 12/08/1.
4 – Tale Studio è stato fornito alla Commissione Parlamentare dal Forum Ambientalista e ripresentato in pubblico in Comune di Gavorrano da Barocci Roberto in occasione del Dibattito Pubblico sui gessi rossi. Vedi l’intervento:
https://docplayer.it/57108392-Quaderno-degli-attori-proposto-da-roberto-barocci.html
5 – Qualora aveste bisogno dello Studio intero, chiedetemelo che posso fornirvelo in formato pdf.
6 – Si scarica interamente da:
7– Vedi:
https://smv.unipr.it/sites/st29/files/allegatiparagrafo/20-01-2014/annali2002.pdf