Manganese nelle falde della Piana

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Il Tirreno del 24-06-2011, riporta i dati della Conferenza Stampa tenuta nella sede della Federazione provinciale Coldiretti di Grosseto, giovedì 23 giugno 2011.

Manganese nelle falde della Piana Siti ex industriali bonificati da Eni e ceduti al Comune Dieci anni dopo le analisi Arpat rilevano presenze inquietanti

SCARLINO. Non aprite quel coperchio. Come il vaso di Pandora, dal quale si scatenavano tempeste, a levare il tappo dal pentolone della Piana di Scarlino si rischiano sempre bruttissime sorprese. Così, se per anni ci si è concentrati sull’arsenico rilasciato dalle ceneri di pirite delle lavorazioni chimico-minerarie, di manganese fin qui nessuno si era interessato. Anche perché il manganese – almeno a quanto ha capito fin qui la scienza – a differenza di arsenico o piombo non uccide. Provoca semmai alcune gravi ma non letali forme di allergia, e altri possibili effetti collaterali (se ingerito in quantità eccessive attraverso l’acqua) ancora allo studio degli esperti. Bene, comunque, quando è troppo non fa. E il caso dei “gessi rossi” – che potrebbero contenerne grandi quantità, secondo gli ambientalisti – ha riacceso i riflettori sulla presenza fuori norma di manganese nella piana di Scarlino. Spulciando fra decine e decine di rapporti Arpat acquisiti nel tempo per valutare il rischio arsenico, infatti, qualcuno si è accorto che spesso in quei referti di laboratorio compare anche il dato impressionante proprio del manganese. In particolare, rilevazioni Arpat compiute nell’autunno 2007, certificano come nei campioni di acqua sotterranea (falda) prelevati in tre siti ex industriali del Casone vi siano valori di manganese anche 140 volte superiori ai limiti previsti dalla legge per le falde idriche. Questi siti, tra l’altro, hanno alcune peculiarità. La prima è che la falda analizzata scorre proprio verso il mare. L’altra è che, carte alla mano, risultano bonificati da Eni con bonifiche chiuse nel 1997. Proprio allora, ultimata l’opera di ripulitura, Eni cedette in permuta questi terreni al Comune di Scarlino, che oggi ne è proprietario, impegnandosi a monitorare lo stato di salute di terra e falde per dieci anni a garanzia dell’efficacia della bonifica compiuta. Efficace? Non proprio, – osserva Roberto Barocci – se nell’autunno 2007 i valori del manganese (solo per dirne uno) sono del tutto fuori controllo. Eppure, a quanto sembra, questi numeri certificati dall’Arpat non hanno preoccupato nessuno. Nessuno – negli enti locali – che abbia chiamato Eni a spiegare il perché di quei valori ancora fuori norma, ed eventualmente a rimediare. Ora sarebbe troppo tardi. I dieci anni sono passati, e se ci sarà da rifare una bonifica su quei siti, la pagherà il Comune. E.G.