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Nei giorni scorsi ho ricevuto questo testo da parte di Carlo Carlucci, lo pubblico oggi con i bellissimi risultati che ci ha regalato il refrendum.

Mi sembra il modo migliore per festeggiare con l’intenzione di non perderci di vista perché la lotta per i beni comuni continui e la volontà popolare venga rispettata!

Dedico idealmente questo breve intervento per l’acqua a Roberto Barocci e alla sua dedizione.

Laudato sii o mi Signore per sora acqua.

Sorella acqua è delle banche, quella dei fiumi cileni è dell’Enel. Insomma rimane il sole e l’aria, poi se l’energia solare coi pannelli si estende, in nome della privatizzazione si darà il sole in gestione alle banche… No, anche per restare fedeli a S.Francesco, che non toccava la proprietà fondiaria, almeno l’acqua è pubblica, cioè di tutti e pazienza se siamo in Italia e la rete idrica è un colabrodo, il sistema di distribuzione fatiscente etc. L’acqua è di tutti, come l’aria e il sole. Già hanno l’acqua minerale col walzer delle cifre.

L’abilissimo Cerboni presidente dell’acquedotto del Fiora in innumerevoli incontri/scontri ci spiegava i vantaggi di aver affidato l’acqua al Monte de’ Paschi di Siena e ogni qualvolta che qualche cittadino ostinato reclamava con troppa enfasi che ‘sora acqua’ non poteva andare a gestori privati, con molta calma ed eleganza minacciava di andarsene e qualche volta se ne andava.

Per dire come vanno le cose. E non stiamo a rivangare la posizione del Pd a riguardo e come Bersani sia oscillato dal no, al ni, al si, per ritornare al ni.

Purtroppo non vi sono opzioni, trucchi, sgami, scorciatoie, l’acqua è un bene pubblico, per principio ( e per S.Francesco) è sacrosanta, non può essere lottizzata, è il minimo comun denominatore della nostra democrazia ( o quello che ne resta).

Chi ne discute la proprietà è già out, come Renzi che sempre più appare oramai politico mediatico, uomo per tutte le stagioni. Ci ha illuso per un po’, ha avuto forse buon gioco dopo la seriosa e vuota prosopopea del sindaco Dominici, ma è già da mettere tra le figurine che già si avviano ad essere fuori corso.

La politica non si sa più che cosa sia o dove sia, ma la gente del movimento referendario per l’acqua, un nome complicato che nasconde qualcosa di semplice e profondo, non può delegare alle banche, alle grandi multinazionali questo nostro bene primario. Punto e basta, dobbiamo tornare a ragionare in termini di beni primari, elementari.

L’acqua è di per sé la cartina di tornasole con cui valutare chi e che cosa. Il discorso di Renzi in difesa del (suo) no come risposta al referendum è capzioso e rivelatore della sua involuzione, forse più che il suo viaggio ad Arcore.

Rifiutare i rappresentati del popolo dell’acqua ad Annozero o alla trasmissione di Floris è rivelatore del punto cui sono arrivati i conduttori televisivi cosiddetti all’opposizione. Saranno anche personaggi scomodi per B&B, ma tutto sommato e bene o male sono funzionali a questo stato di cose.

La difesa del popolo dell’acqua invece non è funzionale a niente. Si dice che questo bene primario non può essere oggetto di lucro e quindi affidata a Banche che perseguono quello che sanno bene di perseguire, o alle multinazionali che si sa bene quello che sono. Basta.

L’attività del comitato referendario ( nome bruttino che nasconde una verità profonda) è il riappropriarsi, è l’ergersi a difesa di qualcosa di sacrosanto. Non ci vuole niente per capirlo. Dietro i referendari non c’è più la politica ma qualcosa di molto più profondo, non traducibile a parole. Per questo Santoro e Floris pur se emarginati od estromessi dai canali ufficiali non possono invitare ai loro talk shows gente che si è tenuta ferma a un principio.

Sorella acqua e in definitiva le ragioni profonde della vita sulla Terra, prima di soccombere, chiedono l’ultimo, estremo aiuto. La gente dei comitati referendari, e i referendum vinti saranno un’ulteriore momento nel cammino del cambiamento, sa che questa è una battaglia decisiva. Non certo da talk show televisivi.

Carlo Carlucci